
La pastorale del Pallone – AC Crocifisso
5 Maggio 2025Diverse volte ho incrociato i suoi occhi vivi, il suo sguardo paterno, il suo sorriso pieno di amore.
Papa Francesco ha segnato non solo gli ultimi 12 anni della Chiesa, ma anche le vite di tante persone che ha incontrato lungo il suo Pontificato, lungo la sua vita.
Una vita in cui ha incarnato il seme buono del Vangelo con tutto sé stesso, senza mai riposarsi, senza mai dimenticarsi di nessuno, con la vera speranza che l’annuncio della buona novella arrivasse davvero a tutti (Todos, todos, todos).
16 dicembre 2017. Prima volta, grazie al mio servizio nell’Ufficio Centrale ACR, in cui ho potuto vedere di persona e stringere la mano a Papa Francesco. Tutto il contrario di quello che uno si sarebbe potuto immaginare di un Pontefice: una persona buona, semplice, pronta ad ascoltarti (e a fare battute), imponente per la sua altezza, ma mite per la sua capacità di accoglierti con quel sorriso che non ti aspetti. E poi le parole dette ai ragazzi [anzitutto chiedetevi: ma io, a chi do più attenzione? Solo a quelli più forti, che hanno più successo a scuola, nel gioco? A chi sono stato poco attento? Chi ho fatto finta di non vedere? Quel guardare dall’altra parte… Ecco quali sono le vostre “periferie” ] dove si possono notare i centri del suo pontificato: i deboli, gli emarginati e le periferie. Non un Papa dei potenti, ma un Papa fra e accanto ai poveri, agli ultimi, ai derelitti.
16 dicembre 2019. Due anni dopo, un altro incontro ravvicinato, in cui ho fatto quello che nelle segrete stanze vaticane non è prassi: chiedere un selfie al termine del nostro incontro a Papa Francesco.
Non mi ricordo esattamente con quali parole glielo chiesi, ma ricordo come se fosse ieri le parole o, meglio, l’espressione con cui rispose alla mia insolita richiesta: “Dai!”.
Un DAI detto col cuore stanco ma pronto ad accogliere, un DAI detto da una persona che ha vissuto intensamente e senza mai riposarsi la sua missione, un DAI affaticato dai tanti impegni che affollano l’agenda del successore di Pietro, ma carico di energia come fosse allo stadio Pedro Bidegain a tifare il suo San Lorenzo.
Quel giorno ai ragazzi dell’ACR, ma in realtà a tutti i ragazzi rivolse queste parole: “E oggi Lui chiede anche a voi di essere dei piccoli “ponti” là dove vivete: già vi rendete conto che c’è sempre bisogno di costruire ponti, non è vero? Cosa è meglio? Costruire ponti o muri? E oggi Lui chiede anche a voi di essere dei piccoli ponti, là dove vivete.”
15 dicembre 2022. A quasi 10 anni dalla sua elezione ho consegnato nelle sue mani un pallone da calcio con lo slogan del mese della PACE (all’interno del percorso annuale dell’ACR) “Allenati alla Pace”, ci siamo sorrisi e ci siamo guardati consci entrambi di quanto il gioco possa portare gioia e condivisione in tutto il mondo.
E allora ci ricordò di prendere in mano la nostra vita e andare verso gli altri, di vivere di incontri e relazioni, non di sopravvivere fra social e videogiochi:
“E questo è un grande rischio per un ragazzo e una ragazza oggi: passare le giornate tenendo davanti agli occhi lo schermo di un telefonino. No, i nostri occhi sono fatti per guardare quelli degli altri. Non sono fatti per guardare in basso un mondo virtuale che teniamo tra le mani, ma per alzare lo sguardo al cielo, a Dio, e per guardare negli occhi chi ci vive accanto.”.
25 aprile 2025. Un’ultima volta. Con mio fratello. Per salutare un fratello, non di sangue, ma di Fede.
La morte di Francesco lascia un vuoto, la possibilità di vegliarlo me lo ha fatto metaforicamente abbracciare. Stare lì al suo fianco nel passaggio alla vita nuova è stato un dono, un restituire un infinitesimo del servizio che Francesco ha offerto al popolo di Dio in questi 12 anni di pontificato.
La Fede si trasmette per esempio, per testimonianza, Jorge per tanti di noi è stato un compagno nella Fede, ma soprattutto è stato uno di noi, uno che si è preso cura di tutti, uno che ha amato fino in fondo e non si è mai tirato indietro, nemmeno nella malattia.
Grazie Papa Francesco, prega per noi da lassù e ricordaci che l’Amore vince su tutto e su tutti.
Stefano Antonini, Responsabile diocesano ACR